martedì 2 giugno 2020

LA "FESTA" ALLA RES PUBLICA




E finalmente ci siamo. Tutte le concessioni balneari stanno terminando la posa degli ombrelloni, perché domani parte la stagione balneare, e finisce ufficialmente il periodo di "lockdown". Mentre oggi si celebra la Festa della Repubblica. Sembra quasi fatto apposta, per stimolare un patriottismo di maniera, in questo difficilissimo momento, nel quale molti si augurano che la mascherina tricolore sulla bocca aiuti a silenziare troppe domande scomode.


La foto che vedete è stata scattata stamattina, in un luogo imprecisato della costa italiana, tanto all'inizio della stagione balneare, ogni spiaggia d'Italia finisce per somigliare all'altra, in seguito all'accurata opera di livellamento, vagliatura e sterilizzazione di trattori e ruspe. Per questo la distesa ordinata dei paletti di supporto agli ombrelloni, ogni anno non fa che ricordarmi tristemente un cimitero inglese, come quello di guerra qui vicino, a Torino di Sangro.  Perché la posa degli ombrelloni viene ottenuta solo a prezzo della distruzione della vita, di qualunque forma di vita abitasse la spiaggia, rendendola una landa sterile. (a riguardo, rimando al mio precedente post C'era duna volta). 


Attendevamo di vedere come sarebbe apparsa la spiaggia, a seguito del tanto discusso distanziamento balneare, e bisogna dire che il colpo d'occhio non differisce poi molto da quello dello scorso anno. Tanto rumore per nulla, o quasi. I 10 mq di area da garantire tra ombrellone e ombrellone sono stati interpretati diversamente da stabilimento a stabilimento, e l'affollamento, nella maggior parte della spiaggia, appare solo un poco meno soffocante. In molti casi, ove possibile, sono state piantate più file, con gli ombrelloni che arrivano quasi al marciapiede, sacrificando spazi gioco per i bambini o campetti sportivi. Non vedo proprio in quale maniera gli Operatori balneari potrebbero averne questo tanto lamentato danno economico. A mio avviso, il loro danno economico sarebbe ben maggiore se rilasciassero regolare fattura, non dico a tutti i clienti, ma alla metà, o forse anche alla metà della metà.
Eppure, cosa molto grave, gli operatori balneari hanno approfittato di questa situazione per tentare e realizzare, in molti casi, un vero e proprio colpo di mano, che ha permesso l'estensione dei loro privilegi fino alle spiagge libere. Tanto per devastare quel poco di spazi collettivi seminaturali rimasti. E' quello che è successo ad esempio a San Salvo, dove il Comune, tramite bando, ha affidato in gestione alcuni tratti di spiaggia libera ai privati, come si legge in questo articolo di Zonalocale. Ma è anche quello che è stato richiesto dai titolari dei lidi balneari in Campania: "Serve spazio in spiaggia, dateci anche quelle libere",  o quanto si paventava in questo ottimo articolo de Il quotidiano del Lazio intitolato "Spiagge libere addio".


Così lo Stato italiano, invece di pensare innanzitutto alle tantissime persone già colpite economicamente dal periodo di quarantena, che non potranno certo permettersi di pagare un ombreggio, si preoccupa di far sì che gli operatori balneari invece non debbano perdere nemmeno un centesimo del loro profitto, come se gli fosse garantito per un diritto divino. Confermandosi lo Stato nel quale privilegi e interessi privatistici hanno sempre e comunque la precedenza sul Bene collettivo, soprattutto quando, come in questo caso, dovrebbe riposare sull'uso di un Bene comune, quale la spiaggia di fatto è. 


La cosa appare ancor più odiosa se pensiamo alla maniera dissennata nella quale viene gestito dai concessionari questo Bene pubblico, che non fa che accentuarne l'impoverimento e l'erosione, o alla vergognosa chiusura dei lidi con reti da polli e cancellate, in tante spiagge italiane, come se si trattasse davvero di una proprietà privata, che anno dopo anno si debba trasmettere per diritto di sangue. Tutte vicende per la quale l'Italia ha subito, e presumibilmente subirà ancora, dei procedimenti per infrazione della famosa Direttiva Bolkenstein, che vorrebbe garantire i principi della libera concorrenza nel rinnovo delle concessioni balneari. Cosa significa questo? Che per garantire il diritto dei titolari dei Lidi a perpetuare di generazione in generazione il "possesso" illegittimo di un bene pubblico, sul quale hanno pure eretto orrendi villaggi di cemento e plastica, dobbiamo rimetterci di tasca tutti noi, come collettività. Vi rendete conto?! E non paghi, costoro chiedono più spiaggia, chiedono anche quelle libere e, non ancora paghi, quest'anno presumibilmente alzeranno anche i prezzi, come ho purtroppo potuto già confermare in alcuni casi.


E così, nel giorno in cui si celebra la Festa della Repubblica, i concessionari balneari ancora "fanno la festa" alla Res publica, quale la spiaggia dovrebbe essere. Ma voi siate patriottici, fate sventolare il tricolore dal vostro balcone. Vi sentirete meglio.






Nessun commento:

Posta un commento