sabato 24 luglio 2021

TUNNEL VISION


 

Oggi si inaugura la Mostra "Riconoscimento del rifiuto" promossa dal movimento RiArtEco Nell'ambito della manifestazione "Approdo-Borghi in festival" del Comune di Giulianova. Il movimento RiArtEco è una realtà consolidata nel mondo dell’arte contemporanea, nata per diffondere la cultura del riuso e riutilizzo dei materiali, sottolineando, con un’apparente contraddizione in termini, come i rifiuti, oltre ad essere raccolti, debbano essere sempre più “riconosciuti” quali importanti risorse che possono acquisire un valore economico, attraverso il recupero e il riutilizzo dei materiali, e una valenza creativa, mediante il riciclo artistico o la realizzazione di opere di eco-design. A lato della mostra sono previsti vari eventi. Io parteciperò all'inaugurazione nell'inusuale veste di "presentatore" di un'opera cinematografica - "Tunnel Vision" - e del suo autore Stefano Odoardi

La visione a tunnel -o perdita della visione periferica- è un'alterazione dell'attenzione che si verifica in situazioni di intenso stress. Nella locandina il richiamo al mio romanzo "La marcia dei frigoriferi" segue il filo conduttore della serata: i rifiuti, e la riflessione artistica ed esistenziale che questi possono stimolare. I frigoriferi, per salvare il mondo dallo scioglimento dei ghiacci, partono alla volta del Polo Nord da Leonia, una delle città invisibili di Calvino, emblema della città consumista, che ogni giorno rifà se stessa, con nuovi elettrodomestici, vestiti, arredi, auto, utensili, mentre i resti della Leonia di ieri sono portati via dallo spazzaturaio. "Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai d'altre città, che anch'esse respingono lontano da sè le montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto di crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee sono bastioni infetti in cui i detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano." 

Il film di Stefano Odoardi è stato girato quasi interamente in una discarica, ed affronta il malessere che i rifiuti generano in noi, direi il senso di rifiuto che i rifiuti inevitabilmente ci ispirano, per giocare con le parole, con la conseguente rimozione della loro esistenza a livello psicologico ed esistenziale. Lo fa con una trama inconsueta, che evoca un giallo poliziesco, originato in questo caso dal ritrovamento di un neonato in discarica, la cui protagonista principale è Mira, una donna che lavora in discarica come falconiera, per limitare il disturbo e i danni che i gabbiani, come specie "spazzine", generano. Si tratta di un altro lato del film che mi interessa particolarmente, occupandomi da alcuni anni di uccelli, in particolare di biodiversità urbana, e costiera. Oramai possiamo assumere che tutto il mondo sia diventato una discarica diffusa. La proliferazione di specie "spazzine", come i gabbiani o le cornacchie, porta non solo disagio a noi, ma grave nocumento alle specie che si ritrovano a condividere con loro l'habitat, ad esempio i fratini, che vedono moltiplicati i propri predatori naturali, mentre lo spazio a disposizione per nidificare si riduce sempre di più a causa dell'invasività dell'industria balneare, e l'occupazione sempre più diffusa delle spiagge. Si tratta di un effetto indiretto della presenza dell'uomo, che ci induce ad una riflessione sugli squilibri ecologici di cui siamo responsabili. 

Di fratini, come anche di rondoni, specie bandiera dei rispettivi habitat, parlerò con Massimo Pellegrini, e Augusto De Sanctis il 27 luglio alle ore 20.00, sempre a Giulianova, nell'ambito della stessa manifestazione, durante l'incontro "Fratini e Rondoni: ospiti indiscreti dei nostri insediamenti". La "Tunnel Vision" riguarda in fondo anche loro: l'incapacità di "vedere" i nostri concittadini alati con le loro esigenze, potrei dire addirittura coinquilini nel caso dei rondoni, che nidificano sotto i nostri tetti; l'incapacità di considerare in una visione più ampia l'ecosistema di cui facciamo parte, e da cui di fatto dipendiamo.

 


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