Questa agghiacciante immagine testimonia la sorte dei 7 pini domestici di via
Ritucci Chinni, a Vasto. Mentre scrivo sta cominciando a piovere, e sembra che
anche il cielo pianga su di loro. E con essi sugli
alberi di tutto il mondo, vittime dell'idiozia umana, dalle foreste indonesiane a quelle rumene, dall'Amazzonia a Vasto. Il mondo è non
solo vasto ma anche Vasto, se gli alberi ci forniscono l'ossigeno e,
come scrive Walt Whitman, “questa è l'aria di tutti che bagna il
globo”, e lo avvolge, senza confini. Per questo condanniamo tale
gesto non come la dimostrazione di una piccineria provinciale, ma il
sintomo di una miopia globale, epica, che sta facendo strage di
alberi e biodiversità non solo nelle ultime foreste vergini del
Pianeta, ma tra i viali delle nostre città, a un ritmo
impressionante. E' troppo facile essere ambientalisti con il
giardino, o il parco, o la foresta degli altri, o quella esotica,
quella del romanzo di Salgari; è con l'albero, la pianta vicino
casa che devi dialogare, e coesistere, e per tutti servizi
ecosistemici che ti offre, essere capace di accettare qualche piccolo
disagio, e aggirarlo intelligentemente, per il bene di tutti, esseri
umani, piante, animali. Non possiamo distinguere fra natura di serie
A e natura di serie B , fra Amazzonia e vialetto di fronte casa, se
vogliamo essere fedeli al nostro ruolo nel ciclo della vita, praticare una
ecologia profonda, e lasciare qualcosa di questo Pianeta alle nuove
generazioni.
La
dinamica dei fatti è stata in questo caso particolarmente
raccapricciante, e merita un racconto dettagliato: alcuni giorni fa
si è diffuso l'allarme riguardo a un imminente taglio dei pini di
fronte alla Chiesa di San Paolo, adducendo lavori di
“riqualificazione” urbana. Un albero viene abbattuto subito, ma i
lavori si fermano, forse per l'assenza delle autorizzazioni
necessarie. Monta la protesta cittadina, e il Sindaco se ne esce con alcune
giustificazioni da Giurassico ambientale, come riportato nell'articolo di Zonalocale del 12.06: “L'abbattimento dei pini è necessario perché sono
pericolosi per auto parcheggiate e pedoni. Con le loro radici
orizzontali rischiano di cedere. E se cadono io ne ho la
responsabilità penale e civile. Basta guardare le foto di quell'area
per capire che si tratta di un provvedimento necessario. Al posto dei
pini pianteremo altri alberi”. Tutto falso, basta difatti guardare
le foto per capire che i pini sono in ottime condizioni di salute,
che lo stato del manto stradale e del marciapiede richiede degli
interventi che possono essere tranquillamente effettuati senza
tagliarli. Purtroppo, sembra che, nel verbo regressivo degli
amministratori odierni, al minimo disturbo un albero vada abbattuto,
così, per sbrigarsi, come se fosse un oggetto da
sostituire, e non un essere vivente. E se gli amministratori italiani
cominciassero a essere turbati, come Menna, da pericolosissimi alberi
in buona salute, fino a temere ripercussioni penali, dovremmo allora
cominciare a sostituirli tutti con fac-simile di plastica per far
loro dormire sonni tranquilli? Senza contare che poi, di promesse di
ripiantumazione ne abbiamo sentite tante, ma davvero tante, senza
aver mai visto forse un solo albero messo a
dimora in sostituzione di quelli tagliati, nemmeno per celebrare la
Festa dell'albero (per non parlare di quelli che, per legge,
dovrebbero essere piantati per ogni nuovo nato). Ad eccezione delle
palme del lungomare, attaccate dal punteruolo. Palme sostituite da
altre palme peraltro, non da specie arboree autoctone,
della macchia mediterranea, come suggerito da tante associazioni
ambientaliste. Ma si sa che le palme danno meno fastidi, e fanno più
scena. Sono in sintesi l'ultimo passo, prima di arrivare davvero alla plastica.
Per
evitare l'ennesimo scempio arboreo, organizziamo dunque, come
Comitato spontaneo di cittadini, un sit-in di protesta per il lunedì mattina, ore
07.30, alla ripresa dei lavori, per scongiurare il taglio degli
alberi. Io stesso disegno il manifesto dell'incontro, senza nessun simbolo,
nessuna rivendicazione di parte, perché sotto la chioma di un albero
ci possiamo ritrovare tutti, senza distinzioni.
A
seguito della nostra azione il sindaco si manifesta intenzionato a
sospendere i lavori e convoca un confronto in Comune. Intenzione che
conferma durante l'incontro avvenuto alle ore 11.00 della stessa mattina. Intervengono tra gli altri l'avv. Nicholas Tomeo, l'ing. William Ciccarone, e il botanico Luigi Cinquina, presidente del CAI vastese, che è tra l'altro fra i redattori di quel Piano del
Verde Urbano che giace in Comune dal 2007, in attesa di
approvazione, a riprova di quanto interesse sia stato dedicato al
patrimonio arboreo dalle ultime amministrazioni. Viene proposta una progettazione alternativa, che preveda l'allargamento del marciapiede, permettendo di salvare i pini (tra l'altro, Menna parlava anche di muro di contenimento che stava cedendo, eppure appariva in perfette condizioni, a filo, senza la minima crepa.
Ma si sa, i soldi pubblici vanno sperperati in qualche modo). La
notizia dello stop all'abbattimento viene anche riportata dai media locali come Vastoweb. Per una volta
una mobilitazione popolare sembra avere il lieto fine. Pensiamo di aver
contribuito a scrivere una bella pagina di cittadinanza attiva, e invece due ore dopo, solo due ore dopo,
veniamo informati del taglio degli alberi. Avviene tutto nella
peggiore maniera. Vigliaccamente, alle nostre spalle.
Ancora
una volta le dichiarazioni del sindaco, riportate da Zonalocale sono un concentrato di
ipocrisia e falsità. Tra le motivazioni addotte “la
più importante attiene alla pubblica incolumità, e alla sicurezza
dei cittadini, alla quale, in qualità di Sindaco, devo porre
attenzione. A tal riguardo la stessa ditta mi ha asscicurato che non
si sarebbe assunta alcuna responsabilità, per danni a persone e
cose, che sarebbero potuti accadere a causa dello stato precario
delle piante". Stato precario?! E non si capisce quali responsabilità dovrebbe avere la
ditta per dei pini piantati 30 anni prima. Ma la responsabilità non
era poi del Sindaco?!
"La
cosa che mi ha creato più amarezza della vicenda dei pini di oggi,
non è tanto la differenza di vedute sul caso specifico, a me che ho
avuto la fortuna di avere certi insegnanti, la scelta più logica
sembrava quella di rinunciare a qualche posto auto pur di
salvaguardare delle opere d’arte viventi, ma non faccio fatica ad
immaginare che non sia così per tutti. La delusione è dovuta al
fatto che credo nelle istituzioni e ne rispetto il ruolo, mi aspetto
altrettanto da chi le rappresenta ed in particolare dalla figura del
sindaco. Non sopporto la menzogna ed ho provato molta amarezza per
come sono stati trattati cittadini che hanno avuto l’ardore di dare
un contributo al progresso civile della propria comunità, e per
tutta risposta sono stati trattati dal loro Sindaco, che non ha
esitato ad usare la menzogna per levarseli di torno ed evitare di
affrontarli direttamente, in un modo indegno". Queste
le parole di Gianlorenzo Molino, tra i presenti, in un bel post che
consiglio di leggere interamente.
Ma
sorvolando sul Sindaco, sul suo comportamento indegno -chi non
ricorda le sue “imprese” in preparazione del Jova Beach Party?-
sorvolando sull'Assessore all'Ambiente, Paola Cianci, che oggi si
nasconde, come si nascondeva nei giorni del JBP, quando il nostro Comune collezionava figuracce di rilievo nazionale, vorrei
richiamare l'attenzione su di un'altra "autorità" coinvolta, che
non si è fatta viva, quella del Parroco di San Paolo. Eppure in
Comune giravano voci che ci fosse lui tra i “mandanti” dei lavori,
e certo la sua assenza al Sit-in, l'assenza di una sua qualunque
dichiarazione a riguardo, non depone bene. Eppure quei sette alberi
erano esattamente davanti alla sua Chiesa. Ma un amministratore di
Dio non dovrebbe difendere la Vita, dovunque e comunque? Non ha forse
letto l'Enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”?. Il nome
stesso del Santo Padre non lo stimola a tenere più in conto la vita
degli uccelli, quella che potrebbe essere stata spezzata insieme con
i tronchi dei pini? E' proprio vero allora, come dice Giovanni
Monastra, che l'odierna crisi ecologica è una crisi del pensiero teologico. E non si può che concordare con Hubert Reeves quando scrive
che “L'uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e
distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che
sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”.
Forse l'unico aspetto positivo della vicenda è che sia riuscita a scatenare un'ondata di vera indignazione in tutta la cittadinanza, come d'altronde era avvenuto per la "famosa" capitozzatura degli oleandri in fiore dell'anno scorso. Segnali del risveglio di una coscienza collettiva che ritrova il suo ruolo, nel ciclo della vita, sotto una chioma verde, e dunque valuta come folli e anacronistiche simili operazioni di "riqualificazione" se inquadrate nel contesto della Crisi climatica attuale.
L'aspetto invece comico della vicenda è che, se il Sindaco temeva le responsabilità penali, forse si ritroverà comunque a fronteggiarle, pur avendo eliminato quei "pericolosissimi" alberi, allo scopo di salvaguardare l'incolumità dei cittadini. D'altronde si sa, gli alberi regalano ossigeno e l'attività del nostro cervello ne dipende. Tagliarli non aiuta certo a ragionare bene.
Le verdi foreste ci hanno dato l'ossigeno per respirare, gioia per gli occhi, e hanno utilizzato la luce per ottenere fiori e frutti; il calore del Sole è riuscito, con la purificazione dell'atmosfera, a trapassare le nubi perenni di aria irrespirabile che avvolgevano la Terra. Tutto ciò lo dobbiamo alla piante verdi, e non alla "superiore"intelligenza umana. Non la filosofia né la scienza, non le splendide cattedrali né i capolavori nei musei, non i sogni di gloria dei grandi condottieri, né le visioni dei grandi idealisti hanno fatto per il nostro Pianeta ciò che ha fatto una folta foresta, oggi ridotta a carbone e cenere. Per questo l'uomo dovrebbe tremare prima di abbattere senza ragione un albero".
(Da P. Lanzara e M. Pizzetti - "Alberi")
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