martedì 16 giugno 2020

ABBATTUTI I PINI DI VIA RITUCCI CHINNI!



Questa agghiacciante immagine testimonia la sorte dei 7 pini domestici di via Ritucci Chinni, a Vasto. Mentre scrivo sta cominciando a piovere, e sembra che anche il cielo pianga su di loro. E con essi sugli alberi di tutto il mondo, vittime dell'idiozia umana, dalle foreste indonesiane a quelle rumene, dall'Amazzonia a Vasto. Il mondo è non solo vasto ma anche Vasto, se gli alberi ci forniscono l'ossigeno e, come scrive Walt Whitman, “questa è l'aria di tutti che bagna il globo”, e lo avvolge, senza confini. Per questo condanniamo tale gesto non come la dimostrazione di una piccineria provinciale, ma il sintomo di una miopia globale, epica, che sta facendo strage di alberi e biodiversità non solo nelle ultime foreste vergini del Pianeta, ma tra i viali delle nostre città, a un ritmo impressionante. E' troppo facile essere ambientalisti con il giardino, o il parco, o la foresta degli altri, o quella esotica, quella del romanzo di Salgari; è con l'albero, la pianta vicino casa che devi dialogare, e coesistere, e per tutti servizi ecosistemici che ti offre, essere capace di accettare qualche piccolo disagio, e aggirarlo intelligentemente, per il bene di tutti, esseri umani, piante, animali. Non possiamo distinguere fra natura di serie A e natura di serie B , fra Amazzonia e vialetto di fronte casa, se vogliamo essere fedeli al nostro ruolo nel ciclo della vita, praticare una ecologia profonda, e lasciare qualcosa di questo Pianeta alle nuove generazioni. 





La dinamica dei fatti è stata in questo caso particolarmente raccapricciante, e merita un racconto dettagliato: alcuni giorni fa si è diffuso l'allarme riguardo a un imminente taglio dei pini di fronte alla Chiesa di San Paolo, adducendo lavori di “riqualificazione” urbana. Un albero viene abbattuto subito, ma i lavori si fermano, forse per l'assenza delle autorizzazioni necessarie. Monta la protesta cittadina, e il Sindaco se ne esce con alcune giustificazioni da Giurassico ambientale, come riportato nell'articolo di Zonalocale del 12.06: “L'abbattimento dei pini è necessario perché sono pericolosi per auto parcheggiate e pedoni. Con le loro radici orizzontali rischiano di cedere. E se cadono io ne ho la responsabilità penale e civile. Basta guardare le foto di quell'area per capire che si tratta di un provvedimento necessario. Al posto dei pini pianteremo altri alberi”. Tutto falso, basta difatti guardare le foto per capire che i pini sono in ottime condizioni di salute, che lo stato del manto stradale e del marciapiede richiede degli interventi che possono essere tranquillamente effettuati senza tagliarli. Purtroppo, sembra che, nel verbo regressivo degli amministratori odierni, al minimo disturbo un albero vada abbattuto, così, per sbrigarsi, come se fosse un oggetto da sostituire, e non un essere vivente. E se gli amministratori italiani cominciassero a essere turbati, come Menna, da pericolosissimi alberi in buona salute, fino a temere ripercussioni penali, dovremmo allora cominciare a sostituirli tutti con fac-simile di plastica per far loro dormire sonni tranquilli? Senza contare che poi, di promesse di ripiantumazione ne abbiamo sentite tante, ma davvero tante, senza aver mai visto forse un solo albero messo a dimora in sostituzione di quelli tagliati, nemmeno per celebrare la Festa dell'albero (per non parlare di quelli che, per legge, dovrebbero essere piantati per ogni nuovo nato). Ad eccezione delle palme del lungomare, attaccate dal punteruolo. Palme sostituite da altre palme peraltro, non da specie arboree autoctone, della macchia mediterranea, come suggerito da tante associazioni ambientaliste. Ma si sa che le palme danno meno fastidi, e fanno più scena. Sono in sintesi l'ultimo passo, prima di arrivare davvero alla plastica.

Per evitare l'ennesimo scempio arboreo, organizziamo dunque, come Comitato spontaneo di cittadini, un sit-in di protesta per il lunedì mattina, ore 07.30, alla ripresa dei lavori, per scongiurare il taglio degli alberi. Io stesso disegno il manifesto dell'incontro, senza nessun simbolo, nessuna rivendicazione di parte, perché sotto la chioma di un albero ci possiamo ritrovare tutti, senza distinzioni.



A seguito della nostra azione il sindaco si manifesta intenzionato a sospendere i lavori e convoca un confronto in Comune. Intenzione che conferma durante l'incontro avvenuto alle ore 11.00 della stessa mattina. Intervengono tra gli altri l'avv. Nicholas Tomeo, l'ing. William Ciccarone, e il botanico Luigi Cinquina, presidente del CAI vastese, che è tra l'altro fra i redattori di quel Piano del Verde Urbano che giace in Comune dal 2007, in attesa di approvazione, a riprova di quanto interesse sia stato dedicato al patrimonio arboreo dalle ultime amministrazioni. Viene proposta una progettazione alternativa, che preveda l'allargamento del marciapiede, permettendo di salvare i pini (tra l'altro, Menna parlava anche di muro di contenimento che stava cedendo, eppure appariva in perfette condizioni, a filo, senza la minima crepa. Ma si sa, i soldi pubblici vanno sperperati in qualche modo). La notizia dello stop all'abbattimento viene anche riportata dai media locali come Vastoweb. Per una volta una mobilitazione popolare sembra avere il lieto fine. Pensiamo di aver contribuito a scrivere una bella pagina di cittadinanza attiva, e invece due ore dopo, solo due ore dopo, veniamo informati del taglio degli alberi. Avviene tutto nella peggiore maniera. Vigliaccamente, alle nostre spalle. 



 


Ancora una volta le dichiarazioni del sindaco, riportate da Zonalocale sono un concentrato di ipocrisia e falsità. Tra le motivazioni addotte “la più importante attiene alla pubblica incolumità, e alla sicurezza dei cittadini, alla quale, in qualità di Sindaco, devo porre attenzione. A tal riguardo la stessa ditta mi ha asscicurato che non si sarebbe assunta alcuna responsabilità, per danni a persone e cose, che sarebbero potuti accadere a causa dello stato precario delle piante". Stato precario?! E non si capisce quali responsabilità dovrebbe avere la ditta per dei pini piantati 30 anni prima. Ma la responsabilità non era poi del Sindaco?! 
 

"La cosa che mi ha creato più amarezza della vicenda dei pini di oggi, non è tanto la differenza di vedute sul caso specifico, a me che ho avuto la fortuna di avere certi insegnanti, la scelta più logica sembrava quella di rinunciare a qualche posto auto pur di salvaguardare delle opere d’arte viventi, ma non faccio fatica ad immaginare che non sia così per tutti. La delusione è dovuta al fatto che credo nelle istituzioni e ne rispetto il ruolo, mi aspetto altrettanto da chi le rappresenta ed in particolare dalla figura del sindaco. Non sopporto la menzogna ed ho provato molta amarezza per come sono stati trattati cittadini che hanno avuto l’ardore di dare un contributo al progresso civile della propria comunità, e per tutta risposta sono stati trattati dal loro Sindaco, che non ha esitato ad usare la menzogna per levarseli di torno ed evitare di affrontarli direttamente, in un modo indegno". Queste le parole di Gianlorenzo Molino, tra i presenti, in un bel post che consiglio di leggere interamente.
 

Ma sorvolando sul Sindaco, sul suo comportamento indegno -chi non ricorda le sue “imprese” in preparazione del Jova Beach Party?- sorvolando sull'Assessore all'Ambiente, Paola Cianci, che oggi si nasconde, come si nascondeva nei giorni del JBP, quando il nostro Comune collezionava figuracce di rilievo nazionale, vorrei richiamare l'attenzione su di un'altra "autorità" coinvolta, che  non si è fatta viva, quella del Parroco di San Paolo. Eppure in Comune giravano voci che ci fosse lui tra i “mandanti” dei lavori, e certo la sua assenza al Sit-in, l'assenza di una sua qualunque dichiarazione a riguardo, non depone bene. Eppure quei sette alberi erano esattamente davanti alla sua Chiesa. Ma un amministratore di Dio non dovrebbe difendere la Vita, dovunque e comunque? Non ha forse letto l'Enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”?. Il nome stesso del Santo Padre non lo stimola a tenere più in conto la vita degli uccelli, quella che potrebbe essere stata spezzata insieme con i tronchi dei pini? E' proprio vero allora, come dice Giovanni Monastra, che l'odierna crisi ecologica è una crisi del pensiero teologico. E non si può che concordare con Hubert Reeves quando scrive che “L'uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”.


Forse l'unico aspetto positivo della vicenda è che sia riuscita a scatenare un'ondata di vera indignazione in tutta la cittadinanza, come d'altronde era avvenuto per la "famosa" capitozzatura degli oleandri in fiore dell'anno scorso. Segnali del risveglio di una coscienza collettiva che ritrova il suo ruolo, nel ciclo della vita, sotto una chioma verde, e dunque valuta come folli e anacronistiche simili operazioni di "riqualificazione" se inquadrate nel contesto della Crisi climatica attuale. 
L'aspetto invece comico della vicenda è che, se il Sindaco temeva le responsabilità penali, forse si ritroverà comunque a fronteggiarle, pur avendo eliminato quei "pericolosissimi" alberi, allo scopo di salvaguardare l'incolumità dei cittadini. D'altronde si sa, gli alberi regalano ossigeno e l'attività del nostro cervello ne dipende. Tagliarli non aiuta certo a ragionare bene.


Le verdi foreste ci hanno dato l'ossigeno per respirare, gioia per gli occhi, e hanno utilizzato la luce per ottenere fiori e frutti; il calore del Sole è riuscito, con la purificazione dell'atmosfera, a trapassare le nubi perenni di aria irrespirabile che avvolgevano la Terra. Tutto ciò lo dobbiamo alla piante verdi, e non alla "superiore"intelligenza umana. Non la filosofia né la scienza, non le splendide cattedrali né i capolavori nei musei, non i sogni di gloria dei grandi condottieri, né le visioni dei grandi idealisti hanno fatto per il nostro Pianeta ciò che ha fatto una folta foresta, oggi ridotta a carbone e cenere. Per questo l'uomo dovrebbe tremare prima di abbattere senza ragione un albero". 
(Da P. Lanzara e M. Pizzetti - "Alberi")


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