venerdì 26 giugno 2020

LA CONTA DEI "CADUTI"





Questa è una foto della pinetina di Lungomare Cordella, a Vasto Marina. Credo che i pini, in primo piano, siano stati abbattuti un paio di anni fa, ricordo benissimo che andai a chiedere spiegazioni e abbozzai una protesta, ma fui tranquillizzato dall'operaio di turno, che mi disse: “Non si preoccupi, verranno piantati nuovi alberi”. Di tempo ne è passato. Non è stato fatto per questi, e non è stato fatto per quelli tagliati precedentemente, che pure appaiono nell'immagine, tanto che la pineta, affetta da evidente alopecia, oramai si potrebbe quasi definire una ex-pineta; è comunque uno spazio privo di connotazione, di cura, nel quale manca buona parte del suo elemento essenziale. Camminare in alcuni spazi verdi di Vasto mi fa talvolta pensare a una passeggiata in un foro romano, o in una qualunque area archeologica, nella quale le colonne integre, ancora in piedi, sono pochissime, e per il resto vi sono solo tanti monconi, a testimoniare antichi fasti. Ma se l'Impero Romano è una istituzione politica che appartiene al passato remoto della nostra storia, in questo caso parliamo di quella che Mancuso ha definito la Nazione delle Piante, ovvero una istituzione viva e operante, estesa in tutto il globo, dalla quale dipende il nostro ossigeno, il nostro benessere, la vita, nostra e di tutti gli esseri viventi che lo abitano con noi.


Conoscevo bene quei pini, perché abito lì vicino, e non mi sembravano affatto in uno stato di conservazione tale da richiederne l'abbattimento. Di certo non più degli altri che li circondano. E se quelli richiedevano abbattimento, allora si dovrebbe procedere a tagliare la metà degli alberi della nostra città, per semplice coerenza. Come potete notare, nella foto c'é addirittura quel che resta di un pino giovanissimo, tagliato ancora prima di poter crescere. Anni prima lo avevo notato, con il sollievo, e lo stupore, di vedere finalmente un albero nuovo, forse nato per disseminazione naturale, cosa rara in questa città. Certo, quello sì, appare storto, ma era ancora un alberello.

 
Sono rimasto qualche minuto sul posto, chiedendomi quale possa essere la logica malata che presiede a tante esecuzioni sommarie, in tante città italiane. In questo caso azzardo una spiegazione, non ne vedo altre, anche se, mi rendo conto, potrebbe suonare demenziale. E se qualcuno del Comune mi vuole smentire, allora produca la perizia che ne ha giustificato il taglio. 




 

Come vedete dalle foto, sono stati tagliati i 2 alberi nelle immediate vicinanze della panchina, idem per quella successiva. E mi domando se non sia stato fatto per impedire che delle persone, sedute su quelle panchine, potessero essere assassinate da dei pericolosissimi pini incombenti sul loro capo. Infatti adesso, se vi ci volete sedere, invece di godere di un poco d'ombra, come sarebbe lecito attendersi, vi ritrovate sotto il sole battente. Dovremmo quindi rivedere tutti i topoi letterari, che narrano di rinfrescanti soste di riposo all'ombra di una chioma verde? Dovremmo iniziare una campagna di desensibilizzazione, e dire che gli alberi sono pericolosi sempre, non solo quando c'é un temporale?


Questi pini fanno parte delle centinaia di alberi abbattuti e mai ripiantumati nel nostro territorio. Bisognerebbe davvero farne la conta, per quantificare, almeno approssimativamente, i costi profusi, i danni perpetrati alla salute pubblica, la dimensione reale dell'ignavia dei nostri amministratori, in un momento nel quale il taglio degli alberi, in tutta Italia, assume le dimensioni di un fenomeno inquietante. Ieri a Vasto hanno finalmente presentato il progetto di Catasto Arboreo, che nella sua prima fase ha censito 538 pini marittimi. Bene, allora facciano anche la conta dei “caduti”. E provvedano finalmente alla ripiantumazione. Perché a tagliare il tronco fanno presto, poi lasciano il moncone per anni, talvolta decenni. 

 
Si comportano così perchè piantumare è un'operazione che richiede volontà, desiderio, amore, progettualità, conoscenza. La distruzione no. Quella è facile, si procede senza preavviso, magari solo per dare qualcosa da fare a degli operai - che potrebbero avere cose migliori in cui impegnarsi - come avviene per le capitozzature. 

 
Che una pinetina, in uno dei punti più pregevoli della nostra costa, oltre che maggiormente frequentati da residenti e turisti, non venga adeguatamente curata, ma rimanga per anni mozzata, dimezzata, dimenticata, è di fatto un atto di vandalismo istituzionalizzato. Inutile puntare il dito con ipocrisia contro dei ragazzi che rompono un lampione o imbrattano dei muri, se l'esempio di sciatteria, di trascuratezza nei confronti del patrimonio cittadino da parte di chi lo amministra è questo.
Cominciamo a rimettere in cima alla lista dei valori e dell'agenda pubblica le cose che veramente contano. Si tratta di una grave mancanza, che merita ben più rilievo di tanti battibecchi politici che occupano le pagine dei giornali, perché mina il funzionamento stesso della vita e degli ecosistemi alla loro radice. Si tratta di qualcosa che non possiamo più permetterci di minimizzare, perché gli alberi sono equiparabili a infrastrutture di salute pubblica, e il loro ruolo è tanto più importante quanto più si aggrava la crisi ambientale che mette a rischio la nostra stessa sopravvivenza su questo pianeta. Gli amministratori incapaci di comprendere le connessioni ecologiche che sono alla base della nostra esistenza, andrebbero indirizzati a percorsi di rieducazione, non messi in grado di amministrare il bene pubblico, del quale non conoscono evidentemente le nozioni basilari. Non avremmo oggi un Paese devastato, tra i più cementificati al mondo, piagato dall'erosione e dal dissesto idrogeologico.






A ulteriore conferma del fatto in questa città non ci si può stupire più di nulla, potete dare una sbirciata ai giardini di Palazzo D'Avalos. L'ennesimo sfregio al verde vi attende. Lì giacciono da mesi degli alberi destinati a piantumazione. Forse, in un momento di resipiscenza (forse per aver completamente disatteso la legge 10/2013, che conferma l'obbligo di piantare un albero per ogni nuovo nato, e perché si prevedono sanzioni per i Comuni inadempienti), ne hanno pianificato la messa a dimora, per poi dimenticarsene -così pare- del tutto. Per quegli arboscelli il "lockdown" non è dunque mai terminato, e alcuni avrebbero urgente bisogno di rianimazione perché appaiono completamente secchi. Tutto questo mentre viene presentato il Catasto del verde, per dimostrare quanta attenzione sia riservata in questa città al patrimonio arboreo.




 

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